S. Oppes Luigi Stefanini e la censura del Santo Offizio del 1929

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Antonianum LXXXI (2006) 615-631 LUIGI STEFANINI E LA CENSURA DEL S. OFFIZIO DEL 1929*

a Luigi Stefanini

nel 50° anniversario della morte

Summary: In 1929, the personalist philosopher Luigi Stefanini (1891-1956) was censured by the Holy Office for having failed to print an imprimatur, and – perhaps rather more importantly – for his attempt at dialogue with the idealism then dominant in the context of Italian philosophy. So far little was known, and then only fragmentarily and indirectly, of these particularly painful proceedings concerning the philosopher from Treviso – proceedings affecting also, more widely, Italian Catholic philosophy in the first half of the twentieth century. Thanks to Pope Benedict XVI’s decision of 30 june 2006, to render accessible to scholars, as of 18 September in the same year, all of the archived documentation of the pontificate of Pope Pius XI (6 February 1922 – 10 February 1939), the Author is able to publish here the documents regarding the censuring of Stefanini, preserved in the Fondo ‘Censura librorum’ of the Congregation for the Doctrine of the Faith, Fascicle C.L. 1929, 786 – together with an essential introduction to the relevant facts.

Nel 1931 veniva fondata quale organo della Società Filosofica Italiana la rivista Archivio di Filosofia, affidata alla sapiente direzione di Enrico Castel-li. Come tale la neonata rivista non si legava a nessuna corrente o tendenza filosofica particolare, ma voleva render visibilità ai filosofi operanti allora in Italia. Alle pagine del fascicolo di Aprile, il secondo di quella prima annata dell’Archivio di Filosofia, Luigi Stefanini consegnava parte di un suo studio, iniziato mesi prima, dal titolo «Idealismo cristiano (storia)». Stefanini, con una veloce annotazione biografica, apriva la sua riflessione scrivendo: L’articolo che segue è la continuazione di un altro, dallo stesso titolo, ap-parso in Convivium del marzo-aprile 1929. Per quella rivista l’autore ave-va preparato una serie di articoli che illustravano storicamente e teoreti-camente l’argomento. Dopo la pubblicazione del primo, un estraneo inde-bito intervento gli impose di troncare la trattazione e di lasciare la rivista di cui era condirettore1.

* Per aver reso possibile il presente contributo si ringrazia la Congregazione per la Dot-trina della Fede, innanzitutto il Prefetto, il Cardinale William Joseph Levada, il Segretario, l’Arcivescovo Angelo Amato, SDB, e il Sottosegretario P. Joseph A. Di Noia, OP, e – in mo-do particolare – il personale dell’Archivio.

1 L. STEFANINI, «Idealismo cristiano (storia)», in Archivio di Filosofia I (1931) 68.

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Di un estraneo indebito intervento scrive il nostro, con la prudenza che ne contraddistingue sempre le posizioni filosofiche e la stessa esistenza. Si noti anche l’acutezza nel connotare l’intervento come “indebito”: significa, certo, non meritato, gratuito, e, unito all’aggettivo “estraneo”, suggerisce l’idea di fuori luogo, di una ingerenza.

Oltre il passaggio sopra riportato, poco ci viene tramandato di questo estraneo indebito intervento. Glori Cappello, nella sua ricca e documentata biografia dedicata al filosofo trevigiano, pubblica una lettera di risposta a Stefanini, del Luglio del ’29, inviatagli dall’allora direttore de La Civiltà Cattolica, il padre Enrico Rosa, SJ, nella quale leggiamo: «Ottimo sig. Pro-fessore, mi ricordo benissimo di Lei e sebbene sia in ritardo a risponderLe non ho mancato di cercar modo per aiutarLa. Ma la mia condizione è estra-nea al procedimento avvenuto; anzi io ero del tutto ignaro. E soprattutto la comunicazione già avvenuta della sentenza con lettera dell’E.mo Segretario del S. Ufficio»2. Dalla lettera, conservata dalla famiglia Stefanini e donata, con l’epistolario del filosofo, alla benemerita Fondazione Luigi Stefanini, la Glori Cappello ha potuto ricercare e scrivere con esattezza di “censura”3. Altro segno dell’

estraneo indebito intervento sta nel fatto, bruto, dell’esonero di Stefanini dalla condirezione della rivista Convivium, avve-nuto già col primo numero dell’annata 1930. Con la prudenza dello studioso serio dinanzi alla scarsità di dati sino ad ora disponibili, Luciano Caimi, nella sua celebre monografia, fondamentale, su Educazione e persona in Luigi Stefanini, scrive, a proposito, come il filosofo trevigiano «dovette so-spendere la sua collaborazione con “Convivium”»4. La fonte di Caimi sono alcuni brevi “ricordi personali” che lo Stefanini consegnava al Giornale di Metafisica del ’55, ad un anno circa dalla propria morte, dove leggiamo: Nel secondo numero della rivista [Convivium, del ’29], poi, pubblicavo il primo di una serie di articoli, dal titolo Idealismo cristiano, dove, col meto-do prima annunciato, prendevo in esame, di proposito, l’idealismo hegelia-no e l’attualismo gentiliano. Se una colpa posso rimproverarmi, per questi miei ardimenti quasi giovanili, non è altra che una mancanza di kairòs, cioè una certa antecipazione sulla maturità dei tempi. In quel tempo, nessuno de-

2 G. CAPPELLO, Luigi Stefanini. Dalle opere e dal carteggio del suo archivio, Europrint, Treviso, 2006, p. 206-207.

3 La nota n° 178 in CAPPELLO, Luigi Stefanini, 207, testimonia, prima ancora che della sua delicatezza d’animo, di quanto e come l’autrice della biografia sia stata intuitiva ed atten-ta a particolari di primo acchito irrilevanti.

4 L. CAIMI, Educazione e persona in Luigi Stefanini, La Scuola, Brescia, 1985, p. 69: «dopo la pubblicazione del primo contributo, lo Stefanini, come si apprende da un passo au-tobiografico, fu al centro di violente “accuse” e “denunce” da parte di “amici”. Costoro, a-vendo interpretato Idealismo cristiano come palese cedimento all’immanentismo attualistico, finirono ovviamente con il nuocere anche alla sua immagine di filosofo cattolico. Non per nulla, al termine del 1929 dovette sospendere la sua collaborazione con “Convivium”».

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gli illustri colleghi che ora fanno parte della corrente cristiana, provenendo dall’idealismo e da Gentile – colleghi che costituiscono quella schiera valo-rosa che io amo denominare la destra gentiliana – nessuno di essi, dico, era ancora uscito dalla ortodossia del sistema di provenienza. L’idealismo im-manentistico, più del positivismo declinante o spento, e più di altre ideolo-gie già divulgate all’estero e non ancora sufficientemente note in Italia, era il signum contradictionis contro cui s’irrigidiva la difesa cristiana. Mettere insieme, in uno stesso titolo, Idealismo e Cristianesimo, non poteva non ap-parire sproposito agli uni ed eresia agli altri. Gli «altri» erano poi quelli che avrebbero dovuto essermi amici. Tra questi, qualcuno tanto prese scandalo dal mio atteggiamento, che credette suo dovere di coscienza giungere all’accusa e alla denuncia… Con quale risultato non dirò, se non per ricor-dare che dovetti lasciare la direzione del «Convivium» e interrompere la pubblicazione degli altri articoli dal titolo incriminato5.

Qui Stefanini, in quel “qualcuno” che avrebbe dovuto essergli amico, sembra pensare a colleghi filosofi, autori dell’accusa-denuncia alle autorità ecclesiastiche. Come si vedrà di seguito, non si tratta invece, almeno diret-tamente, di colleghi. Nei confronti, poi, della casa editrice dei Salesiani, la SEI, c’è da notare una benevolenza dello Stefanini, a segno di come i Supe-riori dei Salesiani seppero esonerarlo dalla condirezione di Convivium, ot-temperando ai dettami della censura del S. Offizio, senza creare scandalo e con quel “visibile amore” voluto da don Bosco come tratto della pedagogia salesiana6. Infine è da sottolineare l’ampiezza di vedute e liberalità di Gio-vanni Gentile nell’accogliere nella sua rivista, il Giornale critico della filo-sofia italiana, uno degli articoli sul cosiddetto Idealismo cristiano e mettere in risalto quella impossibile lettura immanentistica degli stessi, che agli «amici» dello Stefanini era “sfuggita”7.

5 L. STEFANINI, «L’entimema personalistico di Giovanni Gentile», in Giornale di meta-fisica X (1955) 87.

6 Palese la stima di Stefanini verso la casa editrice salesiana: «Queste idee accarezzavo molti anni fa, quando nel sollecitare la fondazione della rivista “Convivium” presso la stessa benemerita Editrice a cui appartiene la rivista su cui scrivo ora e nell’accettare la direzione di quella per la parte filosofica, credetti propizia l’occasione per divulgare un metodo e un pro-gramma che non ritenevo indegno di uomini di buona volontà»: STEFANINI, «L’entimema personalistico di Giovanni Gentile», 86-87.

7 STEFANINI, «L’entimema personalistico di Giovanni Gentile», 87-88: «Non per rifu-giarmi deluso in partibus infidelium, ma per poter dire e far ascoltare quello che non avevo nes-suna ragione di tacere, chiesi allora l’ospitalità del “Giornale critico della filosofia italiana” per uno degli articoli della serie Idealismo cristiano, per quello più compromettente, perché conte-neva la parte teorica. Giovanni Gentile mi accolse cordialmente, con la sua solita liberalità, anzi ebbe la bontà di prendere in considerazione quel modesto scritto e di aggiungervi un’ampia po-stilla. […] il Gentile aveva compreso, molto meglio dei miei “amici”, che il mio idealismo cri-stiano era tutt’altro che una capitolazione al punto di vista dell’immanentismo attualistico». Si veda, a margine di L. STEFANINI, «Idealismo cristiano», in Giornale critico della filosofia italia-na XI (1930) 193-217, quanto scritto (e criticato) da G. GENTILE, «Postilla», in Giornale di me-tafisica X (1955) 218-219.

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Sua Santità Benedetto XVI ha voluto, secondo quanto pubblicato il 30 Giugno u.s. su L’Osservatore Romano, rendere accessibile ai Ricercatori tutta la documentazione relativa al Pontificato di Pio XI (6 Febbraio 1922 – 10 Febbraio 1939) dal 18 Settembre di questo anno, con la ripresa, cioè, dell’attività dell’Archivio Segreto Vaticano e degli altri Archivi della Santa Sede dopo le ferie estive. A mezzo secolo dalla morte di Stefanini, è possibile ora accedere agli archivi della “Suprema Sacra Congregazione del S. Offizio” – oggi Congregazione per la Dottrina della Fede – che dal 1917 era stata inca-ricata anche della censura dei libri. Nell’Archivio della Congregazione per la Dottrina della Fede è presente una sola pratica riguardante Stefanini, conser-vata nel fondo Censura Librorum (siglato C.L.): porta il numero di protocollo 786 dell’anno 1929. Pertanto, nell’Archivio della Congregazione per la Dot-trina della Fede il fascicolo interessato è il C.L. 1929, 786. Il fascicolo raccoglie in una cartella ben 8 documenti. Sulla prima della cartella, nello spazio riservato alla Diocesi, o Religione cui fa riferimento la pratica leggiamo: «Padova, Macerata et alibi». Nello spazio poi riservato a quello che oggi chiameranno l’oggetto della pratica, sulla cartella indicato come Titolo, o Fattispecie, leggiamo:

Mons. Ferretti vescovo di Macerata denuncia il vol. III dei Manuali di Filosofia ecc. dal titolo «Il problema morale ed educazione morale» del Prof. Luigi Stefanini.

La prima di copertina della cartella riporta anche, su tre colonne, i dati essenziali della pratica: nella prima il numero d’ordine dei documenti ivi contenuti, nella seconda la data di registrazione di ogni documento (che giustifica la numerazione precedente) e la terza l’oggetto o documento in questione. Schematicamente si riporta anche graficamente la classificazione dei documenti apposta sulla copertina della cartella contenente il fascicolo C.L. 1929, 786 dell’Archivio:

1

16 aprile 1929

Biglietto del Vescovo di Macerata con foglietto contenente passi del libro denunciato

2

Volume denunciato

3

20 Giugno 1929

Pro-Memoria della comunicazione fatta al Rev.mo D. Tomasetti dal Sac. G. Monti

4

20 Luglio 1929

Lettera del Patriarca di Venezia all’Em.o Card. Segretario

5

20 Luglio 1929

Lettera del Prof. Stefanini al Patriarca di Venezia

6

27 Luglio 1929

Lettera del Superiore Generale dei Salesiani all’Em.o Card. Se-gretario

7

27 Luglio 1929

Lettera del Prof. Stefanini all’Em.o Card. Segretario

8

27 Luglio 1929

Pro-Memoria su la vicenda della pratica.

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Il documento 1 consta di due fogli, un biglietto da visita ed una pagina. Il biglietto da visita è del denunziatore e porta stampato:

Mons. Luigi Ferretti

Vescovo di Macerata e Tolentino

Macerata

Mons. Ferretti, nato a Lugo, in provincia di Ravenna, il 28 Luglio del 1862, era stato trasferito dalla sede vescovile di Poggio Mirteto a quella di Macerata e Tolentino da papa Pio XI, nel 1924, rimanendovi sino alla sua morte, avve-nuta nel ’34. Il biglietto da visita è spillato, probabilmente ad opera di un ad-detto della Sacra Congregazione, ad una nota di denuncia che costituisce il vero e proprio documento 1: si tratta di un foglio di quaderno, a righe, sul quale il vescovo (o probabilmente qualcuno per lui) ha scritto a mano in una facciata e in un solo rigo dell’altra. Ex abrupto, il primo rigo cita il libro di Stefanini incriminato: Il problema morale ed educazione morale del ’26. Due le accuse, una di ordine disciplinare ed una di ordine dottrinale. La prima: il volume non reca stampato l’imprimatur esigito dal Codex Iuris Canonici del ’17, ai canoni 1385 e 13998. L’accusa di ordine dottrinale, invece, verte sul fatto che quanto insegnato nel volume non è né “dottrina cattolica”, come vorrebbe l’autore, né “dottrina sicura”, come la presentano i Salesiani nel loro Bollettino. Il denunziante sostiene non essere “dottrina sicura” quella del vo-lume, citando alcuni passi di un altro manuale del filosofo trevigiano: L. STEFANINI, Il problema della conoscenza in Cartesio e Gioberti, Problemi teorici e morali nei classici del pensiero III, Società Editrice Internazionale, Torino, 1927. Che non sia “dottrina cattolica”, invece, il denunziante lo prova indicando esclusivamente i numeri di alcune pagine del volume incriminato.

Il documento 2 contenuto nella cartella è soltanto un foglio su cui un addetto della Congregazione ha scritto, a mano, nella parte alta del foglio, laconicamente: «Il volume e il fascicolo della Rivista denunziati si trovano nel I. Scaffale». Dun-que Mons. Ferretti ha potuto direttamente inviare al S. Offizio il volume denun-ciato: L. STEFANINI, Il problema morale ed educazione morale. Con commento a brani del Nuovo Testamento, Manuali di Filosofia e Pedagogia ad uso degli Isti-tuti Magistrali III, Società Editrice Internazionale, Torino, 1926; e probabilmente avrà spedito anche il primo fascicolo di Convivium del ’29, al quale si fa riferi-mento nel documento 3 e non nella nota di denuncia (documento 1). Il

documento 3 è costituito da un foglio sul quale è scritto a macchina un “promemoria” dell’avvenuta comunicazione della censura al testo di Stefanini.

8 Leggiamo in can. 1385, §1: «Nisi censura ecclesiastica praecesserit, ne edantur etiam a laicis […] 2° Libri qui divinas Scripturas, sacram theologiam, historiam ecclesiasticam, ius canonicum, theologiam naturalem, ethicen aliasve huiusmodi religiosas ac morales discipli-nas spectant»; e in can. 1399: «ipso iure prohibentur […] Libri de quibus in can. 1385 §1 […] si editi fuerint non servatis canonum praescriptionibus».

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La censura viene comunicata a Don Francesco Tomasetti, Procuratore Generale dei Salesiani, dai quali dipendevano la SEI e la rivista Convivium. La stesura di un promemoria è dovuta molto probabilmente alla informalità con cui il S. Of-fizio ha voluto comunicare la sentenza di censura ai Padri Salesiani: un motivo in più per spiegare il provvidenziale silenzio attorno alla censura di Stefanini. A comunicare la sentenza, a voce – «confidenzialmente» ricorda il documento –, al Procuratore dei Salesiani, Don Tomasetti, è stato Don Giuseppe Monti, inca-ricato dallo stesso Cardinale Segretario del S. Offizio. Don Monti, qualificato dal documento come «aiutante di studio per la Censura dei libri», risulta essere, nel ’29, Consultore per l’Ufficio Catechistico nella Sacra Congregazione del Concilio9. A piè pagina, sotto la data, tre righe scritte a mano dallo stesso Se-gretario del S. Offizio, il Cardinale Raffaele Merry del Val, spiegano come questo promemoria sia stato allegato ad una lettera che egli ha inviato al Pa-triarca di Venezia per spiegare lo stato della censura. Il Cardinale Merry del Val riveste la carica di “semplice” Segretario della S. Congregazione del S. Offizio perché Pio XI aveva ritenuto a sé la Prefettura di tale Congregazione.

Il documento 4 è una lettera scritta a mano dal Patriarca di Venezia, il Cardinale Pietro La Fontaine, al Cardinale Segretario Merry del Val. Scritta su carta intestata dal solo suo stemma cardinalizio, la lettera lascia traspari-re i sentimenti di pastore e padre del La Fontaine. Il Patriarca di Venezia spedisce a Merry del Val, allegandola alla sua, l’accorata lettera (il docu-mento 5) che Stefanini gli aveva scritto per chiedergli aiuto. «Voglia perdo-narmi – conclude la lettera da pastore a pastore – ma charitas Christi urget nos»: la carità di Cristo ci costringe (2Cor 5,14). Il

documento 5 è una lettera scritta a mano da Stefanini ed indirizzata a quello che egli chiama il «mio Eminentissimo Patriarca», il Card. La Fon-taine. La breve lettera ci dà uno squarcio della vita e del cuore del filosofo trevigiano. Da essa apprendiamo: di una udienza concessa dal Patriarca di Venezia; delle condizioni della moglie, Maria Javicoli, in quei giorni in at-tesa della primogenita Elena, nata il 22 Luglio; della censura stessa, a segui-to della quale il Cardinale Merry del Val e il Cardinale Gaetano Bisleti, in qualità di Prefetto della S. Congregazione dei Seminari e delle Università degli Studi, ordinano alla SEI, «come misura prudenziale», di dimetterlo da condirettore di Convivium e direttore della Collana Letture di pedagogia. Il documento 6 è la lettera con cui il beato Don Felipe Rinaldi, terzo successore di san Giovanni Bosco, Rettor Maggiore dei Salesiani dal 1922 al 1931, informa il Cardinale Merry del Val di aver attuato con Stefanini quanto era necessario in conseguenza della censura. Don Rinaldi scrive di proprio pugno su carta che reca l’intestazione:

9 Si veda per lo stato del personale delle Congregazioni nell’anno in questione: Annua-rio Pontificio per l’anno 1929, Tipografia Poliglotta Vaticana, Roma, 1929.

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Oratorio S. Francesco di Sales

via Cottolengo, 32

Torino

––––

Direzione Generale Opere D. Bosco

Da notare come tra i provvedimenti non compaia la dimissione di Stefanini dalla direzione della Collana Letture di pedagogia, paventata dal filosofo nella sua lettera al Patriarca di Venezia. Di fatto Stefanini pubblicherà di nuovo con la SEI dei Salesiani solo a partire dal 1936. Oltre al ritiro dei li-bri sospetti, Don Rinaldi assicura che verrà reso pubblico, ma «in bel mo-do», che Stefanini non è più condirettore di Convivium: ancora una testimo-nianza dell’attenzione riservata a Stefanini dai Salesiani. Di fatto, nel primo fascicolo del 1930 nulla si dice di tutta la vicenda: ma ai nomi di Carlo Cal-caterra e Paolo Ubaldi si affianca, quale condirettore per la competenza fi-losofica, il nome di Carlo Mazzantini a sostituzione di quello di Stefanini. Sappiamo, da quanto pubblicato dalla Cappello, della stima reciproca che legava Don Paolo Ubaldi, SDB, e Luigi Stefanini, primi condirettori di Convivium, assieme con Calcaterra. Il documento 7 è teoreticamente il più interessante e allo stesso tempo il più diffuso. Si tratta della lettera di Stefanini, scritta ancora una volta a mano, al Cardinale Segretario del S. Offizio, in cui si giustifica non solo la mancata stampa dell’imprimatur sul volume denunciato, ma, soprattutto, alcune posi-zioni filosofiche. Dopo un saluto riverente in cui si spiega il senso della lette-ra, seguono cinque parti in cui Stefanini dà ragione del proprio agire e pensa-re; conclude ancora un saluto, con la «ripetuta dichiarazione» di obbedienza. I numeri romani che connotano le cinque parti sono da Stefanini ricalcati con la stilografica in modo da ottenere l’effetto grassetto. Puntualmente, nella sua lettera a Merry del Val, Stefanini tratta: della mancata pubblicazione dell’imprimatur ottenuto; della non erroneità o pericolosità delle propria teo-ria della conoscenza; della censurabilità o meno degli articoli comparsi sul primo numero di Convivium, «Idealismo cristiano» e «Reivindicatio»; della immeritata accusa di poca criticità nei confronti della filosofia di Blondel; di presunte “imprudenze” espresse in alcune sue recensioni. Prima di sviluppare il discorso sulla genuinità della propria gnoseologia e la compatibilità di que-sta con la dottrina cattolica, Stefanini afferma a chiare lettere di ritenere «fos-se concesso ad un cattolico di esporre un suo punto di vista personale su ar-gomento che rientra nell’ambito dell’opinabile e del quale è difficile trovare negli stessi massimi autori della Scolastica e nei più ortodossi pensatori mo-derni identità di vedute». Per argomentare meglio le proprie affermazioni sul conoscere, Stefanini rimanda al suo testo su Il problema della conoscenza in Cartesio e Gioberti, ignaro di come Mons. Ferretti abbia fatto leva proprio sulle affermazioni di tale testo per denunciare e far censurare l’altro manuale,

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. quello su Il problema morale ed educazione morale. L’atto conoscitivo della mens, inteso stefaninianamente come un ricreare e concreare, viene letto sulla falsariga dell’attività dell’intelletto sul fantasma, per formare la specie intelli-gibile, tipico dell’insegnamento della Scolastica e di san Tommaso. Tale let-tura idealistica e spiritualistica della gnoseologia tommasiana, tendente a mo-derarne il realismo dell’interpretazione tomista e neotomista, sarà una costan-te ricorrente nel pensiero successivo del filosofo trevigiano10. Nel terzo punto Stefanini tenta di giustificare il pensiero espresso nei suoi articoli, sin dai tito-li compromettenti «Reivindicatio» e «Idealismo cristiano»: l’intento di tali saggi appare essere, dalla lettera, di natura pedagogica più che puramente teo-retica, da situarsi nel contesto della scuola italiana di quegli anni; vi è l’impegno del cattolico Stefanini11 nell’instaurare una educazione ed una scuola cristiane. In margine Stefanini sgombra il campo da malevole interpre-tazioni, che vedevano la sua critica allo spazio accordato alla psicologia spe-rimentale nell’Università Cattolica di Lovanio, una critica indiretta all’Università Cattolica del Sacro Cuore ed al suo Rettore, frate Agostino Gemelli: è bene ricordare che i professori Calcaterra e Ubaldi, con Stefanini primi direttori di Convivium, erano docenti alla Cattolica di Milano nel pieno della “reggenza” Gemelli. Nel quarto punto della lettera Stefanini si difende dall’accusa di poca criticità nei confronti dell’ortodossia di Maurice Blondel, negli articoli dedicati al filosofo francese comparsi sulla prima annata (1929) di Convivium (alle pagine 133-140; 299-309; 873-878): è possibile leggere quanto in merito Blondel stesso ha scritto a Stefanini, nella recente biografia della Cappello, ove si trovano pubblicate ben quattro sue lettere12Il

documento 8, infine, è ancora un promemoria, in vista della chiusura della pratica. È scritto da un ufficiale della Congregazione, a mano sulle due facciate di un foglio bianco. È stato stilato in tempi diversi: tra il 24 ed il 27 Luglio; cominciato il 24, dopo ogni linea spaziatrice, riceve delle aggiunte chiarificatrici, man mano che vengono inseriti nuovi documenti, sino al gior-no della sua registrazione nel fascicolo C.L. 1929, 786, avvenuta il 27 Luglio.

Dai suddetti documenti è possibile ricavare una essenziale cronologia degli eventi riguardanti la censura, cronologia che viene anteposta alla edi-zione degli stessi per facilitarne la lettura.

10 Si vedano: L. STEFANINI, Trattato di Estetica. I L’arte nella sua autonomia e nel suo processo, Morcelliana, Brescia, 1960, p. 77; L. STEFANINI, Metafisica dell’arte e altri saggi, Editoria Liviana, Padova, 1948, p. 50-56; L. STEFANINI, «Personalismo e problema della scienza», in Giornale di Metafisica IX (1954) p. 3-4; L. STEFANINI, «Linee di un’estetica del cinematografo», in Rivista di Estetica I (1956) p. 5.

11 Per quanto fatto in ambito ecclesiale prima della censura si veda: S. TRAMONTIN, «Luigi Stefanini nella cultura e nel movimento cattolico trevigiano», in Atti del Convegno su Luigi Stefanini nel 30° della morte, Canova, Teviso, 1987, 11-29.

12 CAPPELLO, Luigi Stefanini, 161-165;175-181.

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Cronologia:

16 Aprile il S. Offizio riceve la denuncia inviata da Mons. Ferretti

12 Giugno don Monti, del S. Offizio, comunica la censura ai Salesiani

14 Giugno redazione di un promemoria dell’avvenuta comunicazione

20 Giugno il promemoria è protocollato nel fascicolo C.L. 1929, 786

2 Luglio lettera di Stefanini al Card. Segretario Merry del Val

14 Luglio lettera di Stefanini al Patriarca di Venezia, Card. La Fontaine

15 Luglio lettera del Patriarca La Fontaine al Card. Merry del Val

21 Luglio lettera di Merry del Val a La Fontaine con il promemoria

24 Luglio si inizia a stilare il “promemoria su la vicenda della pratica”

26 Luglio lettera del Rettor Maggiore dei Salesiani al Card. Merry del Val

27 Luglio chiusura della pratica e registrazione del “promemoria”

_______

Degli otto documenti ne pubblichiamo sette, numerati per comodità nell’ordine con cui li presenta il fascicolo C.L. 1929, 786 che li contiene.

DOCUMENTI

1

[L. FERRETTI, Vescovo di Macerata e Tolentino, Nota di denuncia di L. Stefanini, 16 Aprile 1929]

“Il Problema Morale” di L. Stefanini, Soc. Ed. Int.

L’autore essendo cattolico e la casa Ed. dei Salesiani, il libro deve assolu-tamente avere l’imprimatur ecclesiastico in ragione dei c.c. 1385 e 1399, 5° –

La dottrina è presentata come dottrina cattolica e il Bollettino Salesia-no raccomandava tutti i manuali per l’Ist. Magistrale Superiore a tutti gli istituti religiosi come contenenti dottrina sicura. Ora la dottrina dello Stefa-nini non è né il pensiero cattolico né dottrina sicura.

Non è dottrina sicura perché fondata sopra una falsa dottrina del conosce-re, la quale è presentata dall’autore come soluzione della filosofia cristiana. Di-ce per es. “la conoscenza ha origine dall’attività dell’io che si esercita sulle cose trasfigurandole… Il pensare di Dio è agire sulle cose traendole dal nulla, è ve-dere le cose distinte da sé, viventi di vita propria… Il pensiero è atto creativo… Il pensiero umano ha tutti i caratteri dell’atto creativo… il creare del pensiero umano è un ripetere l’atto creativo di Dio: è concreare… L’essere delle cose è il loro esser pensate, da Dio prima e dall’uomo poi…” Cf. Il Problema della co-noscenza pag 40, 50, 49, 56…

Non è dottrina cattolica perché pur troppo in aperta contradizione con l’insegnamento della teologia cattolica come risulta apertamente p. es. dalle

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pag. 42; 47-67; 72-75; 84; 100; 184; 194; 235 ecc… del volume “Il Pro-blema Morale”.

3

[Promemoria della comunicazione della censura data a Don Tomaset-ti, Procuratore Generale SDB, 14 Giugno 1929]

PRO MEMORIA

Essendo stato denunziato al S. Offizio il libro del Prof. Luigi Stefanini, intitolato “Il Problema morale ed educazione morale”, l’E.mo Card. Segre-tario incaricò il sac. Giuseppe Monti, aiutante di studio per la Censura dei libri, di parlare confidenzialmente della cosa con il Rev.mo D. Tomasetti, Procuratore generale dei Salesiani.

Il sac. Monti si recò dal Rev.mo D. Tomasetti, il 12 giugno 1929, e gli parlò, oltre che del libro suddetto, anche del I° Fascicolo della nuova Rivi-sta “CONVIVIUM” (gennaio-febbraio 1929) edito dalla Società Editrice Internazionale di Torino e anche segnalato al S. Offizio.

Tale fascicolo contiene un articolo errato del Prof. Stefanini su la Or-todossia di M. Blondel. Lo stesso Stefanini si mostra troppo favorevole all’idealismo nell’articolo da lui pubblicato nello stesso Fascicolo, intitolato “REIVINDICATIO”.

Il Rev.mo D. Tomasetti manifestò tutta la sua gratitudine per la comu-nicazione fattagli, e sopratutto per il modo confidenziale e delicato con cui era stato prevenuto dal S. Offizio, e dichiarò spontaneamente che avrebbe subito ammonito chi di ragione, e anche fatto ritirare dal commercio il libro denunciato del Prof. Stefanini.

Roma, S. Offizio 14 giugno 1929

++++++++++++++++

Scritto all’E.mo Patriarca di Venezia il 21 Luglio 1929 per inviargli questo Pro-Memoria e spiegare lo stato della cosa. (Lettera particolare)

R. Card. Merry del Val

4

[P. LA FONTAINE, Patriarca di Venezia, Lettera al Cardinale Rafael Merry del Val, Segretario della Sacra Congregazione del S. Offizio, 15 Lu-glio 1929]

Venezia 15 luglio 1929

Eminenza

Mi permetto di accluderle una lettera dello Stefanini, che è desolato, e tanto più, quanto meno esso pensava di essere fuori di binario.

Luigi Stefanini e la censura del S. Offizio del 1929 625

Alcuni bravi sacerdoti di qui avevano ben notato il debole, anzi aveva-no preso appuntamento per palesare amichevolmente il loro pensiero, nella fiducia che il giovane, che sinceramente vuol esser con la Chiesa, li avrebbe facilmente ascoltati. Ma per circostanze sopraggiunte si differì.

Io credo che se V. E. chiamasse lo Stefanini e gli parlasse con quella amorevolezza e con quella nobile semplicità, che La distingue, potrebbe conoscere come esso non sia un ostinato, e mettere su d’una strada sicura una mente bella ed un bel cuore, con utilità della S. Chiesa e di tanta gio-ventù che di quest uomo ha grande stima di cattolico e di dotto.

Voglia V. E. perdonarmi questa lettera; ma charitas Christi urget nos.

Le bacio le mani chiedendo l’ajuto delle sue preghiere

Dell’E.V.

D.mo Obb.mo Servo

+ P. Card. La Fontaine P.

E.mo Sig. Card. Merry-del-Val

Segretario Sag. C. S. O.

Roma.

5

[L. STEFANINI, Lettera al Cardinale Pietro La Fontaine, Patriarca di Venezia, 14 Luglio 1929]

Padova, Via Ferrari 3, 14 VII 29

Eminenza,

sarei corso a Venezia, a chiedere alla Sua degnazione un’altra udienza, se le condizioni di mia moglie non mi trattenessero qui assiduamente.

Dopo la censura, il S. Offizio a firma del Card. Mery [!] del Val e la Congregazione degli Studi, a firma del Card. Bisleti, ordinano alla Società Editrice Internazionale, come misura prudenziale, che io sia dimesso da di-rettore della Collana Letture di pedagogia e dalla condirezione della rivista Convivium, aggiungendo in questa una sconfessione contro di me.

V. Eminenza comprende che non si tratta solo di perdere incarichi – a cui potrei anche rinunciare senza troppo rammarico –, ma specialmente di farmi perdere la reputazione di buon cattolico presso il pubblico numeroso che segue le pubblicazioni dell’autorevole casa editrice torinese. Nel “Con-vivium” resterebbero interrotti a metà due articoli in continuazione, il cui seguito era indispensabile per chiarire le mie idee e concludere. Le mie col-pe ricevono una sanzione indubbiamente sproporzionata, perché, secondo gli ordini della S. Congregazione, si riesce senz’altro a liquidare dal campo degli studi cattolici un uomo che fino ad ieri aveva ottenuto soltanto bene-voli incoraggiamenti e lodi, senza il minimo biasimo o appunto. Solo un

Stéphane Oppes 626

intervento di Vostra Eminenza può salvarmi da tanta severità. Io lo invoco e confido nell’autorevole protezione del mio Em.mo Card. Patriarca.

Mi prostro a baciare la S. Porpora

prof. Luigi Stefanini

6

[F. RINALDI, Rettor Maggiore SDB, Lettera al Cardinale Rafael Merry del Val, Segretario della Sacra Congregazione del S. Offizio, 26 Luglio 1929]

Eminenza Reverendissima,

il nostro Procuratore Generale D. Fr. Tomasetti mi notificò come V. E. ha avuto la delicatezza di avvertirlo che fra gli scrittori della Società Inter. Editrice di Torino il Prof. Stefanini può comprometterci per le sue tendenze non interamente sicure.

Le sono riconoscentissimo della carità che V. E. ci ha usato – e la pre-go continuarcela sempre perché nostro unico desiderio è di obbedire la S. Sede e di fare del bene alle anime.

Ho quindi avvertito la Direzione della Tipografia S.E.I. a

1° Togliere dal commercio i libri segnalati

2° a dichiarare in bel modo che lo Stefanini non appartiene più alla redazione del Convivium

Sicuro di fare in questo modo la volontà di V. Eminenza R.ma, la pre-go benedire l’opera nostra e chi con devoto ossequio bacia la S. Porpora di V. E. Reverendissima

In Corde Jesu

Devotissimo

Torino 26 Luglio 1929 Sac. F. Rinaldi Sup. dei Salesiani

A S.E.R.ma il Card. Mery [!] del Val

Città del Vaticano

7

[L. STEFANINI, Lettera al Cardinale Raffaele Merry del Val, Segreta-rio della Sacra Congregazione del S. Offizio, 2 Luglio 1929]

Padova, Via Ferrari 3, 2 VII 29

Eminenza,

il mio atto è forse irriverente, ma non posso [fare] a meno di rivolgermi, senza intermediari, a V. Em., per dirle col cuore in mano quale costernazione ab-

Luigi Stefanini e la censura del S. Offizio del 1929 627

bia prodotto in me la notizia, datami dalla Società Editrice Internazionale, a cui era stata comunicata dal Superiore dei Salesiani, della censura inflitta dalla Con-gregazione del Sant’Ufficio ad alcune mie tendenze filosofiche espresse nel ma-nuale “Il problema morale ed educazione morale” e nel I fasc. di “Convivium”.

Avendo sempre considerato come impegno della mia vita di servire umil-mente e fedelmente la causa della Chiesa e con tale intenzione essendomi dedi-cato fin dalla prima gioventù alle opere del movimento cattolico e poi a quelle dell’educazione e della cultura; essendo stato illuso da frequenti attestazioni di benevolenza giuntemi da eminenti personalità ecclesiastiche e da incarichi affi-datimi anche dopo la pubblicazione dei miei testi di scuola – che già da quattro anni sono divulgati – che la mia modestissima opera fosse bene accolta e con-sona alla rettitudine delle mie intenzioni: non posso non sentirmi ora amara-mente colpito, per l’improvvisa autorevolissima deplorazione, in quello che ho di più caro e che costituisce la ragione della mia esistenza.

Dichiaro subito a V. E. che tanta amarezza non può farmi dimenticare quel mio impegno e che quindi sono disposto a sacrificare all’autorità – in un atto di obbedienza e di sottomissione – quello a cui pur tanto tengo, dopo la mia fede: le mie convinzioni filosofiche.

Ma poiché qualche chiarimento da parte mia potrebbe fornire buon ele-mento di giudizio a mio favore, mi permetto di sottoporre alla benevola consi-derazione di V. E. alcune mie parole di giustificazione:

I – Mi si rimprovera anzitutto di non aver sottoposto uno dei miei volumi all’imprimatur. Ora il mio primo testo di pedagogia per gli Istituti Magistrali essendo usci-to a Torino senza l’imprimatur, io scrissi immediatamente al Direttore della S.E.I. chiedendo come mai fosse stata omessa tale pratica doverosa da parte dell’editore e dell’autore. Mi si rispose assicurandomi che l’imprimatur era sta-to concesso dalla Curia di Torino, ma che «per esigenze editoriali» non era stata stampata la dichiarazione nel testo.

Avvenne poi che un altro mio testo – quello appunto incriminato – fosse stampato, sempre per conto della S.E.I., a Padova, sotto la mia diretta sorve-glianza, presso la tipografia del Seminario. Volli naturalmente che fosse esami-nato dall’Autorità ecclesiastica del luogo e ne ottenni l’approvazione; ma, ana-logamente a quanto si praticava presso il mio Editore a Torino – che ritenevo e ritengo a ciò autorizzato da chi di ragione – omisi la stampa della dichiarazione.

II – È giudicata erronea la dottrina della conoscenza esposta nel predetto manuale. Ritenevo che fosse concesso ad un cattolico di esporre un suo punto di vi-sta personale su argomento che rientra nell’ambito dell’opinabile e del quale è difficile trovare negli stessi massimi autori della Scolastica e nei più ortodossi pensatori moderni una perfetta identità di vedute.

Stéphane Oppes 628

Che se la soluzione del problema della conoscenza può anche esser tale da investire e intaccare principii fondamentali del dottrinale cattolico, non credo che la mia soluzione si ponga in conflitto con questi, anzi ritengo ne apra un commento e un’applicazione nel campo speculativo.

Parlando di potere ricreativo o concreativo della mente umana, infatti, in-tendo indicare quella capacità di illuminare il fantasma sensibile per trarre la specie intelligibile, di cui parla S. Tommaso: capacità che non può essere intesa altrimenti che come una partecipazione fatta alla creatura intelligente d’un rag-gio della potenza divina. Nello stesso termine ricreazione o concreazione è già chiaramente indicato che la creazione è presupposta, e che l’uomo non trae dal nulla le cose, ma fa che sia per uno spirito finito (cioè che sia conosciuto) ciò che già esiste per lo Spirito Assoluto: riscopre e fa suo – nei limiti delle sue fa-coltà – il disegno divino nella creazione dell’universo.

In sostanza la mia tesi non si discosta da quella tradizionale, mentre nella forma può far credere che si tratti d’un ritorno all’ontologismo giobertiano: for-se a ciò pensò la Sacra Congregazione cui V. E. presiede. Ma prego di conside-rare che la formale ed esteriore coincidenza dei termini non può assolutamente falsare il mio pensiero che – in altre mie opere e specialmente nel volume “Il problema della conoscenza in Cartesio e Gioberti” – è di decisa opposizione alla dottrina giobertiana che annulla la sostanziale distinzione degli spiriti creati e conferisce allo spirito umano un potere creativo in quanto lo identifica addirit-tura con l’Assoluto –

Riconosco che la brevità e la sommarietà dell’esposizione, impostemi dal carattere scolastico di questo manuale, possono dar luogo a un’interpretazione non affatto consona con le mie intenzioni; ma sono pur sicuro che ogni dubbio sarà dissipato quando avrò potuto svolgere il mio pensiero sistematicamente e compiutamente.

III – Sono ritenuti censurabili i miei articoli comparsi nel I° Numero di “Convivium”. Quanto al primo di essi, che ha per titolo “Reivindicatio”, riconosco che dal tenore generale di esso può apparire una certa mia simpatia e un accosta-mento con sistemi della filosofia contemporanea, anche a quelli che si trova-no in deciso contrasto con i principii del Cattolicesimo. Però anche a questo proposito protesto che il mio preciso intento non è tanto di avvicinarmi ai si-stemi stessi, ripetendo o continuando in qualche modo i nefasti del moderni-smo; quanto – come apparirà senza alcun dubbio dagli articoli successivi e come forse è già dato di vedere dai due articoli sull’Idealismo cristiano com-parsi nel II e III fasc. di “Convivium” – di segnare anzi più profondamente il distacco da essi e di indicare il metodo più efficace per combatterli e debellar-li nelle coscienze, anche in quelle di molti cattolici che non sanno sempre e interamente resistere all’influenza che il fascino delle speciose dottrine mo-derne esercita sulle intelligenze.

Luigi Stefanini e la censura del S. Offizio del 1929 629

In sostanza il mio pensiero è questo: per vincere la buona battaglia contro la filosofia moderna non basta ripetere contro di essa gli argomenti – pur validissimi e inoppugnabili – della critica cattolica: che, per esempio, il criticismo kantiano toglie ogni prestigio alla ragione umana e quindi conduce all’agnosticismo e allo scetticismo; che l’immanentismo moderno impedisce di costruire una metafisica e rinserra la mente umana nella prigione del fenomeno; che il pragmatismo mo-derno subordina la ragione ai capricci della pratica e quindi in ultima analisi toglie a quella ogni valore; che l’idealismo assoluto identifica l’uomo con Dio e quindi, come attribuisce all’Assoluto tutte le imperfezioni delle creature finite, rende an-che inspiegabili l’imperatività della legge morale e l’assolutezza e l’immutabilità del vero. Ripeto: questi argomenti sono validissimi e inoppugnabili, e io insisto sempre su di essi nei manuali scolastici, come anche accenno ad essi nell’articolo in parola. Tuttavia sono persuaso che la nostra critica non debba limitarsi ad essi, ma debba anche dimostrare che, se sistemi tanto fatui ed erronei, fondati su prin-cipii contrari al buon senso e alla retta ragione, esercitano tuttora un’indiscutibile influenza ed autorità anche in coscienze rette e in buona fede, ciò è dovuto, non tanto a quegli errori evidenti e ripugnanti, quanto a frammenti di verità che con gli errori sono frammisti: frammenti che sono sottratti appunto alla vivente tradi-zione del pensiero cattolico.

Se potessi mostrare a V. E. lettere che mi giungono da studenti e insegnanti di ogni parte d’Italia, se potessi far giungere a V. E. l’attestazione di numerosi maestri che frequentano i miei corsi di pedagogia, per esempio di quelli che se-guirono le lezioni da me tenute il mese scorso a Padova per invito dell’azione cat-tolica, potrei documentare il profondo disagio di molti cattolici, costretti ad accet-tare nelle scuole – specialmente in quelle elementari dove i programmi d’insegnamento sono una diretta applicazione dei postulati dell’idealismo assolu-to – metodi e criteri pedagogici che certo si presentano in veste attraente, quan-tunque il loro fondamento e la loro giustificazione filosofica sieno tutt’altro che conformi ai principii della Chiesa.

La confutazione del sistema filosofico non basta ad acquietare tali coscienze, alle quali bisogna anche dimostrare, io credo, quanta parte della sapienza pedago-gica di cui quel sistema si ammanta sia sottratta all’esperienza secolare dell’educazione cristiana; e come certe norme pedagogiche dell’idealismo assolu-to – per esempio, il rispetto all’individualità del bambino, il senso della responsa-bilità individuale, l’intensa collaborazione tra scolaro e maestro, l’educazione in-tesa come apostolato, ecc. – sieno accettabili in sé, ma assolutamente incompati-bili con i principii filosofici da cui l’idealismo assoluto vorrebbe dedurli.

Ho parlato in particolare d’uno dei casi in cui il mio metodo trova applica-zione: applicazione, credo, incensurabile. E, per accennare ad un altro caso: a chi in nome della filosofia moderna e dei postulati kantiani pretende di togliere addirittura ai cattolici il diritto di cittadinanza nel campo degli studi, accusando la nostra filosofia di dogmatismo in contrapposizione al criticismo moderno, io

Stéphane Oppes 630

obietto che anzi il vero criticismo è cristiano, perché i giusti limiti della ragione, contro l’autarchia del mondo classico, furono appunto segnati dalla filosofia dei Padri e dei Dottori, mentre il criticismo moderno non è che corruzione del sano criticismo cristiano.

Questo metodo non ha nulla in comune, anzi è in perfetta antitesi con quello del modernismo; poiché non solo non confonde i principii del Cattolice-simo con le dottrine post-kantiane, ma tende a segnare ancor più esattamente il divario tra quelli e queste, togliendo alle moderne eresie ogni mezzo per opera-re nell’equivoco.

Nello stesso articolo, esprimendo una mia opinione sul valore della psico-logia sperimentale, ebbi a pronunciare un giudizio troppo aspro e deciso sull’Università Cattolica di Lovanio. Ne riconosco l’inopportunità e non man-cherà certo l’occasione di attenuarlo o correggerlo. Ma, poiché qualcuno ha creduto che in quell’accenno fosse sottinteso un biasimo all’Università Cattoli-ca del S. Cuore e al suo Rettore, protesto che ciò esulava completamente dalle mie intenzioni e che il riferimento non ha altro significato che quello che vi è esplicitamente dichiarato. Del resto è impensabile che in una Rivista cattolica, che ha per condirettori due egregi professori di quell’Università, io mi permet-tessi di muovere, sia pure larvatamente, qualche appunto all’illustre P. Gemelli, verso il quale nutro soltanto riverenza e affetto.

IV – L’altro art. del I. N. di “Convivium” su l’”Ortodossia di M. Blondel” dev’esser posto in relazione con i due seguenti comparsi nel II e III fasc. di “Convivium”. È mia speranza che la S. Congregazione, prendendo in benevola considerazione specialmente l’ultimo dei suddetti articoli, voglia ritenere la mia critica sufficiente a dimostrare gli errori del filosofo francese.

Che se non tutto quello che ho scritto sul Blondel suona riprovazione ed alcune tesi – opportunamente attenuate e con molte riserve – furono da me di-chiarate non inconciliabili con la retta dottrina, a ciò mi credevo autorizzato dalla dichiarazione di ortodossia rilasciata al filosofo francese dal Vescovo di Aix, a nome della Santità di Pio X; dal fatto che, quantunque trattasi di un pen-satore che esercita un grande ascendente su tutta la filosofia moderna, nessuna delle sue opere sia stata posta all’Indice; che la critica cattolica di Francia, dopo un periodo d’incertezza, vada assumendo attualmente un atteggiamento a lui favorevole, tanto che egli fu chiamato ufficialmente nel luglio dello scorso anno a tenere un corso di lezioni alla Settimana Sociale dei Cattolici Francesi.

Il mio giudizio conclusivo dato sull’illustre pensatore è certamente molto più severo di quello che, da questi fatti a da queste attestazioni, non sembri egli debba meritare.

V° – Finalmente si nota qualche imprudenza nelle mie recensioni del I fasc. di “Convivium”.

Veramente una sola mia recensione è comparsa in detto fascicolo e in essa – che discute criteri sull’interpretazione di Platone, senza alcun diretto riferi-

Luigi Stefanini e la censura del S. Offizio del 1929 631

mento a questioni religiose o morali – non riesco a scoprire cenno che possa essermi rimproverato dal punto di vista dell’ortodossia.

Ché certo non credo sia oppugnabile o censurabile il dire – dopo di aver sostenuta la credenza del popolo ebraico nella creazione ex nihilo – che “il con-cetto di creazione non assurse a chiarezza speculativa presso il popolo d’Israele, come avvenne presso gli apologisti dei primi secoli del Cristianesimo” (p. 151): dove per “chiarezza speculativa” intendevo indicare esclusivamente “elabora-zione filosofica”.

Queste mie parole di giustificazione sono accompagnate dalla ripetuta di-chiarazione del proposito di mantenermi obbediente ad ogni esortazione o ri-chiamo che mi giungesse da V. E.; e di trarre profitto dalla censura inflittami per usare in seguito maggiore prudenza e moderazione, evitando soprattutto ogni espressione affrettata che possa dar luogo ad equivoca interpretazione, dif-forme dalle mie intenzioni.

Con questi sentimenti mi prostro al bacio della Sacra Porpora

prof. Luigi Stefanini

8

[Promemoria della pratica della censura di Luigi Stefanini]

24 luglio 1929

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Oggi Don Tomasetti ha comunicato al Sac. Giuseppe Monti che sono stati presi dai Superiori dei Salesiani i seguenti provvedimenti:

1° Il libro denunciato del Prof. Stefanini, intitolato «Il problema mora-le ed educazione morale» sarà ritirato dal commercio.

2° Sarà sospesa la pubblicazione della collana «Manuali di Filosofia e Pedagogia ad uso degli Istituti Magistrali» diretta dal Prof. Stefanini.

3° Il Prof. Stefanini non farà più parte della direzione della Rivista «Convivium».

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Tali provvedimenti sono stati confermati dalla lettera del Superiore Generale dei Salesiani all’E.mo Card. Segretario, in data 26 luglio 1929.

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Il Prof. Stefanini, nella lettera 2 luglio 1929, diretta all’E.mo Card. Segre-tario, dichiara la sua obbedienza e sottomissione alle censure dell’autorità ec-clesiastica, e cerca di giustificare o almeno di spiegare la sua dottrina censurata.

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STÉPHANE OPPES OFM

 

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