Il linguaggio e la storia.

Sulla scorta delle due opere, Platone e Imaginismo, s’accentua in Stefanini l’attenzione al linguaggio, ove si saldano inseparabilmente ragione e persona: non si pensa al di fuori del linguaggio, la forma più alta dell’agire propriamente umano.

 

La parola ha portata cosmica e sociale in quanto implica una portata soggettiva e psicologica […]. Noi comunichiamo con gli altri in quanto anzitutto comunichiamo con noi stessi: e, se la parola assume talvolta un valore logico, la sua struttura, che sembra renderla impersonale e astratta, non è che l’estrinsecazione dell’atto con cui l’intimità spirituale ritrova la propria interna coesione in una struttura razionale. La ragione, infatti […] non è che il connettivo che salda la persona a se stessa, sopra la contingenza degli atti, dei fatti e la precarietà delle emozioni […]. Exprimere est actus intrinsecus. Expressio est quaedam assimilatio (S. Bonaventura, De scientia Christi, q. 2) (Esistenzialismo ateo, p. 313).

 

L’atto con cui l’essere si rende presente a se stesso nell’ente personale può dirsi, indifferentemente, pensiero o parola: verbum. (Personalismo filosofico, Morcelliana, Brescia 1962, p. 1)

 

Io sono l’essere che è in quanto si dice […]. L’intima esperienza mi rivela che l’essere, nella sua natura personale, è essenzialmente il suo manifestarsi e il suo dichiararsi a se stesso (Personalismo filosofico, Morcelliana, Brescia 1962, p. 11. La mia prospettiva filosofica, in AA.VV., La mia prospettiva filosofica, Liviana, Padova 1950, pp. 11-12).

 

Non esiste persona […] se non per la possibilità dell’essere di chiarirsi e pronunciarsi a se stesso. Il sensus sui [l’identità personale] si ricavi analiticamente dal verbum sui e valga ad indicare il calore dell’atto che stringe l’essere personale a se stesso e l’intimità del contatto che la parola stabilisce col parlante, quando la parola è l’aprirsi dell’essere a se stesso: amor in verbo (Personalismo filosofico, p. 3).

 

‘Parola’ non significa suono fonetico soltanto, ma tutto quanto appartiene all’espressione umana, nel senso più completo, sì da renderla, quando non è ‘verbalismo’, parola creativa. Nella parola, infatti, si costruisce la storia umana la quale, dal punto di vista del credente, s’interseca con la storia del Verbo, Parola incarnata. In tale visione umanistico-cristiana prende corpo nella mente di Stefanini, durante gli anni del secondo conflitto mondiale, una riflessione sulla storia della Chiesa cattolica e, dopo il conflitto, un’analisi storiografica sulla figura del Gioberti, collocata sullo sfondo del risorgimento italiano.

Nella Chiesa Cattolica Stefanini, trasfonde la sua filosofia della storia, già emersa nei manuali scolastici, in cui riecheggia lo sviluppo dialettico di Idealismo cristiano. Quando la manifestazione dello spirito conduce ad acquisizione di libertà e di compattezza sociale, mediante le istituzioni, queste esprimono il meglio d’una civiltà (Vico è autore amato da Stefanini), attuando determinati valori morali e religiosi. A differenza dell’idealismo, però, nel processo storico è la persona il primo valore assoluto: un assoluto mai fine a se stesso e non autoponentesi.

Anche nel Gioberti s’intersecano storia, teoresi e vita in un pensatore che, nel secondo dopoguerra, riassumeva paradigmaticamente istanze inderogabili: sentimento di patria, valori cristiani, rigore speculativo, problema della modernità. Nella monografia sul pensiero giobertiano si ricompongono svariati temi: la concezione dell’essere in diretto rapporto con il pensante, la priorità logica dell’eduzione, l’insostituibile funzione dell’intuizione nell’attività conoscitiva, la partecipazione esistenziale agli avvenimenti del proprio tempo: un’interpretazione storiografica che colse di sorpresa il mondo accademico d’impronta gentiliana. Quanto all’immancabile collegamento con la dimensione della fede, Stefanini vede in Gioberti uno che «non intende abolire il Cristianesimo bensì […] lo mantiene razionalizzandolo» (Gioberti, Bocca, Milano 1947, p.39). Qui si profila il concetto di ragione intorno a cui si sviluppa tutta la filosofia stefaniniana.